Manifesto

res-img2Res, cosa, il nostro rapporto con le cose. Res, come res publica, il nostro essere nella vita quotidiana, il nostro vivere per superare gli ostacoli sempre numerosi dei nostri tempi.
Il Manifesto politico di Res è frutto del lavoro collettivo di chi vuol credere in un nuovo modo di considerare la politica. Definisce il perimetro della nostra azione, lo spirito e la visione che animano il nostro modo di fare politica: responsabilità, condivisione, partecipazione, impegno, rivolto al bene del nostro territorio.

Res è un movimento in evoluzione, che vuole la condivisione di esperienze e necessità, che elabora in un continuo divenire quello che “viene” dall’ascolto direttamente dal territorio, con l’ambizione di cambiare approccio e percezione dell’attuale politica.

Dalla chiusura in sé stessa noi vogliamo, al contrario una politica aperta, capace di costruire relazioni e processi, riconoscendo in sé la responsabilità di cittadini e di classe dirigente che voglia dare risposte e fornire processi di crescita sociale.
La nostra è una società che non ha mai superato la fase delle contrapposizioni che continua a erigere muri; ma se i muri da un lato rasserenano, dall’altro escludono, chiudono fuori, ci precludono possibilità. Il mondo di oggi ci obbliga a confrontarci con nuove sfide che occorre cogliere e affrontare.
Le sfide sociali, ambientali ed economiche devono partire nostro territorio che va difeso e rilanciato e dalle risorse umane della nostra comunità, con idee ed azioni lungimiranti.  Non sarà facile, ma è quello che occorre fare. Partendo da noi e dalla comunità in cui viviamo.

Dovrà farlo l’informazione, diventata troppo veloce e poco attenta all’approfondimento.
Dovrà farlo la comunità in generale, lacerata tra i problemi di oggi e l’incertezza del futuro.
Dovrà farlo, ancor di più, la politica.

Oggi la politica ha l’obbligo di proporre un paradigma diverso che parli di azioni comuni, di difficoltà e di coerenza ma anche di comunità e di speranza, a rischio la perdita di credibilità nella rappresentanza politica, sindacali e associativa.

E la soluzione non è certo il populismo che pur raccoglie consensi, senza un progetto politico vero ma screditando gli altri o un NO legato più al bloccare gli avversari e all’incapacità di confrontarsi per il bene della comunità.
La soluzione deve nascere dall’analisi dei nostri limiti di classe dirigente, superando gli schemi della continua contrapposizione. Proviamo ad essere promotori di comunità accettando le differenze

Solo attraverso la comunità che si prende cura di sé stessa si può provare a costruire un nuovo welfare, un modo originale per affrontare le nuove povertà, per non far sentire dimenticato nessuno, per far sentire tutti utili e meno soli.
Solo attraverso un’idea di sviluppo si può programmare il futuro, pensare di essere attrattivi per investimenti privati e utilizzare al meglio i fondi europei.

La nostra azione mirerà al confronto con i nostri concittadini alla pari, come membri di una comunità, con l’obiettivo di stimolare la co-partecipazione all’analisi ed alla individuazione delle problematiche e delle soluzioni possibili. Contribuiremo alla creazione di una idea di sviluppo del territorio condivisa, moderna e in stretta relazione con il mondo e con le nuove sfide. Sperimenteremo strade nuove tese a far crescere l’identità ed il senso di comunità prendendoci cura dei più deboli e del territorio, cercando di diventare promotori di crescita sociale, culturale ed economica. Abbatteremo i nostri muri, valorizzeremo le nostre risorse, accetteremo le sfide con la consapevolezza della necessità della condivisione e del confronto come strumento di crescita complessiva.

Costruiamo insieme l’identità del futuro dei nostri luoghi e della nostra comunità che abbia la città elemento della nostra attenzione, luogo in cui esercitiamo il nostro essere comunità. Valorizziamo il nostro essere cittadini, prendiamo parte alla costruzione del nostro futuro, viviamo il territorio che ci appartiene guardando le cose per come sono e pensandole per come potrebbero essere.

Questo è l’impegno che noi – donne, uomini, organizzazioni e movimenti – prendiamo nei confronti di noi stessi e della nostra comunità. E’ tempo di prendersi il disturbo.